LE DIVERSE "MALATTIE" - C’è il “revisore di conti”, che conserva tutto, però con metodo, catalogando il materiale che riceve. C’è il “selettivo” che ha imparato, a proprie spese, le conseguenze di una cassetta postale esplosa, e ora elimina con più coraggio il superfluo. C’è il “sentimentale” che si affeziona ai messaggi di posta o a chi glieli ha inviati e li custodisce secondo un filtro emotivo, come missive d’amore. E c’è il Diogene allo stato puro che non butta nulla e accatasta tutto senza criterio. All’estremo opposto, c’è il “vivalavirgen”, espressione spagnola per indicare un irresponsabile, che invece svuota sistematicamente e completamente la sua casella. Il problema, secondo i professionisti interpellati, è che - con il sempre maggior spazio offerto dai provider -, anche i navigatori più sani e meticolosi finiscono per lasciarsi contagiare dal dubbio o dalla pigrizia, rinviando la verifica su ciò che è utile e ciò che non lo è più o non lo è mai stato.
350 MILIONI DI MAIL AL GIORNO, 23 A TESTA - Gli spagnoli connessi ricevono 350 milioni di email al giorno, mediamente 23 a testa, secondo Contactlab, un’impresa specializzata in questi rilievi; e, anche con l’aiuto dei filtri sociali che dirottano i messaggi spam riconosciuti, spesso non riescono a tenere il passo nello smaltimento della corrispondenza elettronica. Sebbene il 12% degli utilizzatori si sia già dotato di dispositivi mobili per il controllo a distanza e 24 ore su 24 della posta. D’altra parte, l’80 % degli spagnoli ha più di un indirizzo email e l’11% ne ha addirittura quattro. Troppe “case” da ripulire ogni giorno. Basta una breve assenza di qualche giorno e l’ambiente è saturo. Proliferano quindi i consigli di psicologi, o di Diogeni recuperati, per sopravvivere. Tipo: non rileggere mai una seconda volta le email, per decidere che cosa farne; raggrupparle piuttosto in cartelle sotto titoli immediati come “da fare”, “leggere”, “devo”, “mi è dovuto”. E soprattutto non rinviare la risposta, se non richiede più di due minuti. La regola d’oro: inviare il minor numero di email possibile, perché più se ne mandano più se ne ricevono.
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